
03 Mag La madreperla del Krakatoa
Mi chiamo Charles Leroy e abito a Lione, Francia.
Era il 28 marzo del 2004, alle ore 19:00, quando mi avviai verso la villa della signora Bonnet.
La signora mi aveva invitato, in qualità di critico d’arte, ad una festa di inaugurazione della sua collezione di gioielli preziosi, a cui era riuscita ad aggiungere il pezzo mancante: un anello indonesiano unico al mondo, ritrovato nei pressi del Krakatoa qualche anno dopo l’eruzione del 1883. La struttura era d’oro intrecciato con del corallo e vi era incastonata la madreperla più lucente che si fosse mai vista.
Essendo probabilmente il gioiello più prezioso al mondo, era ambitissimo da qualsiasi collezionista. Infatti, per impossessarsene, la signora aveva dovuto pagare oltre un milione di euro!
Quando arrivai la Bonnet non aveva ancora sbollito l’entusiasmo e, mentre mi accompagnava al salone dove era esposta la collezione, continuava a raccontarmi tutti i minimi dettagli su come era riuscita a convincere un collezionista slovacco a venderle l’anello.
C’erano ancora altri ospiti che dovevano arrivare, per cui la signora abbandonò il salone per andare ad accoglierli. L’anello era lì al centro, circondato da decine di altri gioielli facenti parte della collezione. Mentre la signora era via, diedi un’occhiata agli altri ospiti: c’erano due donne e due uomini. Andai a presentarmi. I primi con cui parlai furono gli uomini. Uno era alto e snello e aveva una massa di capelli ricci che gli copriva gran parte della fronte; si presentò come il nipote della signora Bonnet, Paul.
-Sto studiando per diventare un ingegnere. Appena ci riuscirò mi trasferirò a Parigi. Ormai mi sono stancato di questa vecchia villa polverosa- mi disse.
Il secondo uomo era basso e grassottello, con i capelli a spazzola e piccoli occhi fissi a guardare il buffet non ancora aperto agli invitati. Mi disse di essere un impresario, il signor Cottard, invitato alla festa perché aveva precedentemente aiutato la signora ad ottenere vari pezzi della sua collezione.
Le due donne, invece, si presentarono come care amiche della signora Bonnet. Accanto al buffet c’era il vecchio maggiordomo della villa, Alfred, intento a ritoccare la tavola a breve aperta agli ospiti.
Alle 20:00 tutti gli invitati erano presenti e la festa era cominciata. Ma il divertimento non durò a lungo. Ad un tratto le luci si spensero. Paul corse a rimettere la corrente e, quando la luce si riaccese, la prima cosa che si sentì fu l’urlo di una delle amiche della signora che svenne subito dopo, ma non prima di aver indicato la teca dell’anello oramai vuota.
Si scatenò il caos totale: c’era chi provava a rianimare la signora che aveva urlato e la Bonnet era impallidita di colpo, tant’è che il nipote dovette precipitarsi a sorreggerla, visto che stava per svenire anche lei. Un ospite corse a chiamare la polizia e passò accanto a Cottard che, nonostante le circostanze, continuava a rimpinzarsi di praline al cioccolato.
Io ero rimasto sbigottito, ma in ogni caso non persi la calma. All’arrivo della polizia ci fu una perquisizione di invitati e stanze e a tutti fu impedito di lasciare il salone.
Il gioiello venne ritrovato in tasca all’impresario che fu istantaneamente arrestato.
La festa riprese a tutto regime. Il gioiello era tornato nella sua teca. Andai a dargli un’occhiata e mi resi conto di una cosa terribile: l’anello era un falso!
Decisi di essere discreto e di non dirlo alla povera signora Bonnet; tuttavia dovevo mobilitarmi per ritrovare il gioiello. Mi allontanai silenziosamente, incrociando Alfred che introduceva nel salone una gigantesca torta alla crema.
Riflettevo su chi potesse aver commesso il furto. Paul voleva andarsene da Lione e il furto l’avrebbe solo trattenuto, per cui non aveva senso da parte sua. Il povero Cottard, anche se avesse voluto commettere il crimine, perché autoincastrarsi facendo ritrovare il falso gioiello? Non conoscevo gli altri ospiti, per cui non sapevo come scovare il vero colpevole. Provai ad aprire dei cassetti, ma trovai solo qualche vecchio contratto per l’acquisto di alcuni gioielli, delle penne scariche, un portacenere mezzo rotto e la busta paga del mese di Alfred.
Ritornai nel salone, ma non sapevo che pesci pigliare. Mi sedetti accanto a Paul, fissando la sala piena zeppa di ospiti che ballavano, sorvegliati dal maggiordomo ritto accanto al buffet. Riflettevo sul caso, ero sicuro che la soluzione fosse sotto il mio naso. Ad un tratto un’idea si fece largo nella mia testa. Mi alzai e corsi verso la teca dell’anello. Sollevai il coperchio e presi il falso gioiello. Gli ospiti si erano bloccati di colpo e mi guardavano come fossi uno zombie. A gran voce gridai la verità: – Questo anello è un falso bello e buono e ve lo dice un critico d’arte, eh! – In sala ci fu un sussulto generale.
-Ma è impossibile- si sentiva di qua e di là.
Mi avvicinai al vecchio maggiordomo guardandolo dritto negli occhi: – Ho come l’impressione che lei conosca quest’oggetto, non è vero? – Alfred era impallidito.
-State insinuando che io abbia l’anello vero? Non credevo foste capace di accusare così pesantemente un uomo perfettamente innocente.-
Aspettavo quel momento da tutta l’indagine: era ora di spiegare l’accaduto.
– Sa, signore, qualche minuto fa ho avuto l’occasione di notare quanto la signora Bonnet la paghi poco. Un uomo della sua età ormai dovrebbe essere in pensione, sempre che se la possa permettere. Io credo proprio che vendere quell’anello sul mercato nero le farebbe guadagnare parecchio. Per questo lei ha scambiato i due anelli ancora prima dell’incidente con le luci.-
– Mi scusi, ma allora dov’è l’anello? – chiese un’invitata.
-Ottima domanda! Ho notato che il qui presente ladro di gioielli non si è allontanato un attimo dal buffet. Una volta preso l’anello, si è trovato spaesato, per cui ha dovuto trovare un nascondiglio improvvisato.-
Guardavo Alfred dritto negli occhi: – L’anello è nascosto dentro la torta alla crema, non è vero? – La solita espressione gioviale sul volto del maggiordomo era sparita. Paul si scagliò sulla torta e in un batter d’occhio ritrovò il gioiello ricoperto di crema pasticciera.
Il maggiordomo venne immediatamente prelevato dalla polizia e il signor Cottard rilasciato.
– Avrei una domanda, signor Leroy- disse la signora Bonnet. – Che senso ha avuto inscenare il furto, se poteva semplicemente lasciare lì il gioiello falso? –
-Semplice: Alfred non aveva abbastanza soldi per pagare un falsario, per cui ha deciso di prendere in prestito il falso anello e rubarlo in modo da riportarlo. Ma all’arrivo della polizia probabilmente ha deciso che era meglio disfarsene e pensare ai debiti con il falsario in seguito.-
Tornai a casa quella sera soddisfatto, in fondo avevo appena risolto un caso molto particolare. Prima di rientrare passai in gelateria: mi meritavo proprio un bel premio dopo quella serata!
Antonelli Susanna IIC